Nel 1822 avviene la prima cremazione in Italia, è quella del poeta Shelley, annegato nel Golfo di La Spezia, la cremazione viene richiesta dal suo amico, Lord Byron.
Nel 1869 in occasione del 2° Congresso internazionale delle scienze mediche i dott. Castiglioni e Coletti propugnano, nelle loro relazioni, l’incinerazione come metodo sostitutivo della inumazione dei cadaveri.
In seguito a tali interventi il Congresso vota una mozione nella quale si chiede che “con tutti i mezzi possibili si provveda onde ottenere legalmente, nell’interesse dell’igiene, che l’incinerazione dei cadaveri sia sostituita al sistema attuale di inumazione”.
Nel 1870 il cadavere del Rajah Mauharaja di Kelapur (principe indiano morto a Firenze) viene cremato a Firenze su una pira di legna.
Il primo forno crematorio moderno funzionava a gas illuminante e fu installato nel Cimitero Monumentale di Milano, in un Tempio Crematorio appositamente costruito (oggi ancora esistente ma non più funzionante). dai professori Giovanni Polli e Celeste Clericetti espressamente per effettuare la cremazione del commerciante e imprenditore tessile di origine svizzera Alberto Keller, che avvenne il 22 gennaio 1876[4] . Alla cremazione assistette Paolo Gorini, che già si interessava a nuovi sistemi per la cremazione.
Nel 1882 si svolse a Modena il primo congresso delle Società italiane per la cremazione. Le 24 Società presenti approvarono l’istituzione e lo statuto della “Lega delle Società italiane per la cremazione”. Presidenti il sen. prof. Giovanni Cantoni e il sen. dott. Malachia de Cristoforis.
Seguono, poi, Cremona (1883), Roma (1883), Varese (1884), Udine (1884), Firenze (1885), La Spezia (1885), Torino (1887), Bologna (1889).
Nel 1880 il Ministro Rattazzi recepì le istanze dei cremazionisti introducendo anche nell’ordinamento italiano la possibilità di destinare al fuoco le spoglie umane.
Malgrado ciò, negli anni 80/90 dell’800 fece scalpore la mancata cremazione del corpo di Giuseppe Garibaldi :“Non vale aver difeso eroicamente Roma, aver vinto a Como e a Varese, avere comandato la spedizione dei Mille e la campagna del 1866 nel Tirolo per avere il diritto di far rispettare le proprie ultime volontà, come si rispettano quelle del più disutile dei cittadini… si nega a un uomo, con l’intenzione o col pretesto di fargli onore, anche il sacro diritto di farsi seppellire dove gli pare e piace”.
Questo diceva il “Corriere della Sera”, intervenendo nella polemica seguita alla negazione della cremazione delle spoglie dell’Eroe dei due mondi, da parte del Governo Crispi, molte proteste si ebbero allora, ma il governo fu irremovibile,, la volontà di Garibaldi non fu rispettata.
Durante il Fascismo la pratica crematoria, seppur non palesemente osteggiata dai vertici del governo, conobbe una periodo di scarsa diffusione.
Alla pratica cremazionista si oppose duramente anche la Chiesa cattolica che solo nel 1964 ha tolto il divieto alla cremazione per i cattolici.
Attualmente la Cremazione, pur se con differenti percentuali a seconda del territorio nazionale, è una pratica sempre più diffusa, anche in seguito ad un aumento della coscienza ambientale e grazie all’azione continua delle varie associazioni diffuse in tutta Italia.